NON LASCIAMO NAUFRAGARE LA SPERANZA...
Si è svolto dall’1 al 5 ottobre a Lampedusa “Sabir”, festival diffuso delle culture mediterranee, promosso da Arci, Comitato 3 Ottobre e Comune di Lampedusa. Il filo conduttore di Sabir è stato quello di proporre Lampedusa, zona di confine, come laboratorio di una nuova idea di cittadinanza e di cultura che metta al centro le relazioni tra cittadino e società, tra diritti fondamentali della persona e interessi nazionali o sopranazionali dei popoli. All’interno di questa iniziativa, che si è pregiata del contributo di artisti come Ascanio Celestini, Mimmo Cuticchio, Fiorella Mannoia, Pietro Floridia e la sua compagnia teatrale “Cantieri Meticci” e tanti altri, si è svolto giorno 4, presso i locali dell’aeroporto, il seminario “Migrazioni e sviluppo nel Mediterraneo” organizzato da CONCORD Italia, Network delle ONG in Europa per lo sviluppo e l’emergenza. In quei giorni l’isola con i suoi ospiti oltre a commemorare la strage del 3 ottobre 2013 e le tante altre che ad essa si sono succedute, ha voluto lanciare un chiaro ed inequivocabile appello alla nazione, all’Europa e al mondo intero affinché si arrestino questi “crimini organizzati” che non possono più considerarsi incidenti occasionali ma la conseguenza di politiche migratorie “criminogene” centrate sul controllo delle frontiere e la sicurezza. Più di 20.000 uomini, donne e bambini, in questi ultimi 20 anni, hanno perso la vita nel cimitero Mediterraneo ma a questi, purtroppo, occorre aggiungere i tanti naufraghi fantasmi che non hanno avuto neppure l’onore di essere citati dalle cronache. Quanto ancora dobbiamo aspettare e cosa possiamo fare affinché la coscienza collettiva non continui a macchiarsi di tali scelleratezze?
Alla presenza di diversi politici nazionali ed europei e con il contributo di diversi rappresentanti di associazioni di migranti provenienti da diverse parti d’Europa si è tentato con la presentazione del documento “Migrazioni e sviluppo nel Mediterraneo”, elaborato dalla rete Concord Italia, di suggerire alcune strategie per arrestare la lunga sequenza di morte e per imprimere un cambiamento culturale nella società sul tema delle migrazioni: la migrazione non deve più essere considerata un fenomeno da contrastare ma da comprendere e dal quale sia i paesi di arrivo che quelli di partenza potrebbero riceverne profitto. Occorre una nuova governance del fenomeno migratorio fondata sul rispetto dei diritti umani e sul co-sviluppo, ovvero sulla consapevolezza che il migrante se aiutato può essere lui stesso agente di sviluppo sia nel paese di arrivo che di partenza. Nei prossimi vent’anni l’Europa dovrà affrontare un problema demografico non indifferente, in quanto milioni di posti di lavoro si libereranno a causa dell’invecchiamento della popolazione e del calo delle nascite; occorre altresì sostenere e dare rilievo a tutte quelle realtà imprenditoriali nate nei paesi di provenienza dopo un’esperienza di emigrazione in Europa così come utilizzare al meglio l’enorme flusso finanziario delle rimesse che oggi rappresentano il primo grande aiuto ai paesi africani.
Il tema delle migrazioni deve diventare un tema importante dell’agenda europea per la tenuta democratica e la coesione sociale della stessa Europa. Il migrante, sia che si sposti per motivi politici che economici, è intanto da considerarsi un soggetto di diritto come previsto dalla Carta dei diritti umani; se vittima di guerra o perseguitato politico non deve affidarsi ai trafficanti di morte per aspirare a una vita migliore ma deve trovare nella “civilissima” Europa la disponibilità ad essere aiutato e accolto come è previsto da tutte le convenzioni internazionali. L’apertura di corridoi umanitari, intanto, salverebbe migliaia di vite umane. C’è un dato che deve farci riflettere e cioè che più della maggioranza delle persone che fuggono dal proprio paese per motivi politici o per conflitti viene accolto dai paesi limitrofi e solo una parte si sposta verso il nord del mondo. Occorre rifondare i Partenariati di mobilità con i paesi di origine e di transito affinché il migrante sia informato e aiutato ad emigrare consapevolmente e senza rischio alcuno e ciò in qualche modo frenerebbe il fenomeno del brain drain (fuga di cervelli). Nel documento presentato, che vi invito a leggere http://www.focsiv.it/download/Sabir/documento_lavoro%20finale.pdf , sono ancora citate diverse proposte: l’attivazione di politiche d’ accoglienza decorose nei confronti dei minori non accompagnati favorendo gli affidamenti familiari e semplificando le procedure per i ricongiungimenti familiari; il rafforzamento dell’istituto del “ritorno volontario assistito” non come fattore espulsivo ma come modalità per aiutare il migrante a divenire artefice di sviluppo nel suo paese d’origine; il cambio di orientamento sul fenomeno migratorio smilitarizzando sempre più le frontiere e favorendo spazi d’incontro e di partecipazione democratica tra i diversi attori sociali, economici e politici presenti nell’area del Mediterraneo finalizzati all’avvio di politiche economiche e sociali attente ai bisogni della popolazione. Siamo chiamati tutti quanti a giocare questa sfida affinché il Mediterraneo ritorni ad essere luogo di scambio e di pace tra popoli di diverse culture come già accadeva nella sua storia millenaria e come oggi accade nelle terre di Lampedusa e di Linosa. Nel lungo termine non possiamo immaginare che questi fenomeni migratori possano attenuarsi se non affrontiamo radicalmente i tanti problemi da cui il Mediterraneo e l’Africa e i tanti sud del mondo sono travolti. Aggredire e rimuovere le disuguaglianze presenti negli stati e tra gli stati dovrebbe essere uno degli obiettivi più importanti della politica locale e globale. L’occidente molte volte non placa ma anzi alimenta i conflitti in Africa per un tornaconto proprio così come la fragilità dei governi africani non giova allo sviluppo di quei popoli. Nel documento presentato dalle ONG della rete Concord c’è un passaggio che deve farci riflettere: “Il modello di sviluppo neo-liberale, in collusione con le oligarchie finanziarie e politiche, continua a produrre sfruttamento umano e ambientale attraverso la speculazione finanziaria, il commercio iniquo e la privatizzazione dei beni e dei servizi comuni. Questo modello è insostenibile da un punto di vista sia sociale che ambientale e ha portato all’attuale crisi economica…”
Questo modello di sviluppo sta creando problemi seri e incontrollabili per il destino del pianeta non solo dal punto di vista socio-economico ma anche ambientale e come è già noto nei prossimi anni, se non saranno presi importanti provvedimenti, aumenteranno sempre più i profughi non solo per ragioni politiche ed economiche ma anche ambientali…Lampedusa piccola porzione di terra sorta in mezzo al Mediterraneo da qualche anno a questa parte è diventata l’ombelico del mondo e i suoi abitanti, senza volerlo, si sono trovati ad affrontare problematiche complesse ed epocali più grandi di quelle che già vivevano ordinariamente in quanto isola sperduta in mezzo al mare…ma nonostante ciò di fronte all’emergenza umanitaria da cui sono stati travolti hanno reagito con grande dignità, con grande spirito di accoglienza e tutto ciò non può e non deve lasciarci indifferenti! Nei primi mesi di quest’anno movimenti, associazioni e cittadini si sono ritrovati nell’isola per redigere la Carta di Lampedusa (http://www.meltingpot.org/La-Carta-di-Lampedusa-18912.html#.VDzRXGd_t8c) la quale si fonda sul riconoscimento che tutte e tutti in quanto esseri umani abitiamo la terra come spazio condiviso e che tale appartenenza comune debba essere rispettata. Afferma la libertà di tutte e di tutti a muoversi sulla terra , senza condizionamenti o impedimenti, e la possibilità di ogni persona di costruire la propria vita e progettare il proprio futuro indipendentemente dal luogo di nascita e/o dalla cittadinanza…
Ho vissuto due giorni intensissimi sull’isola, quasi come un fuori tempo e tra il seminario, le attività culturali del festival e le storie di accoglienza raccontatemi dai lampedusani sono rientrato nel mio tempo con il cuore gonfio di gioia e con l’idea di adoperarmi affinché non “naufraghi” la speranza, quella per la quale tutti quanti siamo chiamati a lavorare!
Vito Restivo
LVIA Palermo
giovedì 16 ottobre 2014
NON LASCIAMO NAUFRAGARE LA SPERANZA...
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