giovedì 21 novembre 2013

Caduta di stile e menzogne sull'acqua pubblica dal governo regionale in Sicilia

  • ACQUA. I REFERENDUM TRADITI,LA DEMOCRAZIA DIRETTA VIOLATA Comunicato stampa e una proposta‏


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    E’ una grande offesa alla Democrazia quello che è successo all’interno della IV commissione dell’ARS!!
    Non possiamo rimanere indifferenti…non possiamo permettere che la volontà popolare venga calpestata e mortificata con simile tracotanza da parte di chi dovrebbe attenersi al mandato conferitogli dagli elettori!
    ATTIVIAMOCI
    Vito Restivo
     

     
     

    Da: Antonella Leto [mailto:a.leto@sicilia.cgil.it]
    Care cari tutti,
     
    vi inoltro di seguito il comunicato stampa dei promotori della legge di iniziativa popolare sull'Acqua, a seguito della seduta di IV Commissione del 20 scorso in cui il testo del Governo è stato esitato. Crediamo necessario che ogni singolo comitato, associazione, realtà territoriale che ha sostenuto in questi anni il ritorno all'Acqua Pubblica e che si è impegnata per i referendum torni a fare sentire con forza la propria voce.  Dall'Acqua, che rimane l'elemento simbolico della riappropriazione dei Beni Comuni, bisogna ripartire con grande determinazione affinchè la Democrazia Diretta garantita dalla Costituzione sia rispettata. L'arroganza dimostrata dal Governo, che a Gennaio ha avuto il nostro testo, e che ha rifiutato di incontrarci se non dopo la presentazione del proprio a giugno, la dice lunga su quanto il rinnovamento proclamato sia in realtà ancora da venire. I tristi giochi di potere ai quali abbiamo assistito in questi mesi in IV Commissione, dove il M5S oltre ad esprimere il Presidente ha avuto la presidenza della sottocommissione, fanno parte della più vecchia politica.
     
    Abbiamo assistito ad un'intesa (del tutto inaspettata) dei tre pentastellati presenti in Commissione con l'Assessore Marino, ed un costante conflitto con il PD. (anziche una collaborazione per sostenere la causa dell'acqua pubblica, a fronte degli attacchi dei componenti di centro-destra). La mancata volontà dei "cittadini" di farsi paladini, nei fatti, di un percorso partecipativo e condiviso rappresentato dal nostro testo, accantonato unanimemente per "prassi" parlamentare, alcuni degli stessi emendamenti proposti, ATO unico, prosecuzione della gestione per altri 31 anni per Siciliacque, il tentativo costante durante il dibattito in IV di erodere la potestà dei comuni, e di contro votare tutti gli articoli che consentono di accentrare il potere a livello governativo ne sono stati la sorpresa più eclatante. Ma aldilà della delusione su un cambiamento possibile e per l'ennesima volta rinviato dalla classe politica, le questioni della Democrazia e del rispetto della volontà Popolare, sovrana sullo stesso Parlamento, restano in campo.
    Invitiamo quindi  tutti coloro che si sono riconosciuti in questa battaglia di civiltà, sia i componenti del Forum dei Movimenti per l'Acqua e i Beni Comuni, che gli attivisti, i simpatizzanti e le forze polotiche,  a fare sentire la propria voce attraverso comunicati stampa ed ogni altra iniziativa volta a togliere il silenziatore che la politica ha imposto su questo tema.
     
    Di seguito il comunicato stampa che vi invito a fare circolare presso i vostri contatti e l'articolo pubblicato da la repubblica il 24 ottobre.Vi prego di trasmettere alla mia mail i comunicati che trasmetterete agli organi di stampa. un abbraccio antonella
     
     
     
     
     
    COMUNICATO STAMPA
     
    ACQUA.  I REFERENDUM TRADITI, LA DEMOCRAZIA DIRETTA VIOLATA
     
     
    22 NOVEMBRE. I promotori del disegno di legge di iniziativa Popolare e Consiliare per la ripubblicizzazione delle Acque hanno richiesto formalmente al Presidente dell’Assemblea Regionale, per ben quattro volte da giugno ad oggi, l’applicazione dell’art.40 della legge 1/04 che prevede che il testo di legge assegnato alla Commissione competente, se non discusso, venga iscritto al primo punto dell’OdG della prima seduta utile in Parlamento regionale. Ci aspettiamo che tale dispositivo di legge, i cui termini sono decorsi a giugno, venga finalmente applicato. I cittadini potranno così giudicare quali forze politiche sono per l’acqua pubblica e quali per quella privata.
    Il 20 novembre infatti in IV Commissione Ambiente ARS si è concluso l’iter della legge “Disciplina in materia di risorse idriche” presentato dal Governatore Crocetta e dall’Assessore Marino l’11 giugno.  Un testo contraddittorio che contrariamente a quanto dichiarato in campagna elettorale non ripubblicizza l’acqua, che rimane un vago orientamento del governo, ma che rende possibili in realtà sia la prosecuzione delle gestioni affidate ai privati che nuove privatizzazioni, e che manca per l’ennesima volta, come fu già con i Governi Cuffaro e Lombardo, l’occasione di dare alla nostra regione una legge di riforma organica e complessiva della gestione delle risorse idriche. Il testo infatti consente la prosecuzione fino a scadenza del contratto 40ennale di Siciliacque, la s.p.a. creata nel 2004 da Cuffaro, per il 75%  in mano alla multinazionale francese Veolia, che in barba alla volontà popolare espressa con i Referendum del 2011, potrà continuare a gestire, a fare profitti e fare levitare le bollette dei siciliani per altri 31 anni. Si registra inoltre un preoccupante accentramento dei poteri al livello governativo, mentre gli enti locali, ridotti a rappresentanze, restano meri sottoscrittori di atti prodotti dai vertici dell’Assessorato. Di fronte al disastro lasciato sul campo dalle privatizzazioni, che graveranno come sempre sui cittadini, (basti pensare al fallimento di Aps in Provincia di Palermo o di SAI 8 in Provincia di Siracusa), ed alla necessità di mettere fine a tutto quello che in questi anni ha consentito, con l’acqua, di continuare ad assetare i territori, ma di ingrassare i privati, il Governo non ha saputo dare risposta. Assistiamo oggi al paradosso di commissari liquidatori, è il caso di APS, che impongono ai Comuni di riprendersi in pochi giorni le reti a suo tempo consegnate al gestore oggi fallito, senza che questi abbiano il personale ne le risorse per gestire direttamente il servizio, scaricando di fatto sui Comuni e di conseguenza sui cittadini responsabilità che gravano invece sulla Amministrazione regionale.  
     
    Probabilmente se il Governo e l’Assessore, dopo l’emanazione a gennaio della legge 2/2013 sullo scioglimento delle AATO, anziché concentrarsi per mesi sull’emanazione di un testo pilatesco che ha  scalzato dalla discussione in Commissione Ambiente la prima proposta di legge di iniziativa Popolare e Consiliare, avessero posto le condizioni  per una vera ripubblicizzazione delle acque, non saremmo oggi a rischio di sospendere l’erogazione idrica in decine e decine di comuni. Non vorremmo che nell’emergenza si profilassero, nuove soluzioni  “creative” contrarie alla indicazione ineludibile della maggioranza dei cittadini siciliani. Ancora una volta si scrive Acqua, si legge Democrazia.
     
    COMITATO PROMOTORE LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque. Disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico in Sicilia”
     

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    LA REPUBBLICA Palermo 24.10.13
     
     
      LUCA NIVARRA
    UNA FINTA RIPUBBLICIZZAZIONE E UNA VERA CENTRALIZZAZIONE
    Il disegno di legge Crocetta – Marino in materia di risorse idriche rappresenta un caso davvero esemplare della ormai cronica incapacità
    del centrosinistra di operare scelte che vadano nel senso di una inversione di rotta, anche quando se ne diano tutte le condizioni
    politiche e culturali. Più di due anni fa, ormai, un referendum popolare che registrò, per la prima volta dopo molti anni, il
    raggiungimento del quorum prescritto dalla Costituzione, seppellì sotto una valanga di no una legge (il c.d. decreto Ronchi) che
    accelerava ed estendeva ulteriormente la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Nei mesi successivi, le stesse forze politiche, che
    in modo palese o occulto avevano tentato di sabotare il referendum, provarono a sabotarne l’esito: così, prima il moribondo governo
    Berlusconi e poi il neonato governo Monti, trincerandosi dietro l’emergenza finanziaria e i richiami della Troika, reintrodussero una
    norma identica a quella che era stata cancellata dalla volontà popolare: norma che poi la Corte costituzionale ha dichiarato, nel
    luglio di quest’anno, illegittima proprio per contrasto con l’art.75 Cost.
    In Sicilia, nel frattempo, grazie alla combattività del Forum dei movimenti per l’acqua e alla sensibilità di alcuni deputati del PD,
    pur in presenza di una situazione politica nell’insieme non favorevole, veniva avviato l’esame del disegno di legge di iniziativa
    popolare che recepiva l’esito del referendum misurandosi, al contempo, con l’obiettivo di ridisegnare la complessiva fisionomia del settore.
    Il governo Lombardo, nelle sue varie epifanie parlamentari, inclusa quella che contemplava il sostegno del PD, non mostrò alcuna
    disponibilità ad una interlocuzione su questo terreno e, anzi, si distinse per l’accanimento mostrato nei confronti di quei sindaci che,
    richiamandosi alla volontà popolare, si rifiutavano di consegnare le reti ai privati.
    Il successo di Crocetta, il quale durante la sua campagna elettorale aveva impugnato la bandiera della ripubblicizzazione, come, del resto,
    quella della opposizione al MUOS, sembrava aprire la strada ad una rapida approvazione del disegno di legge iniziativa popolare. Ma,
    inopinatamente, dopo alcuni mesi contrassegnati da defatiganti audizioni presso le competenti commissioni parlamentari, presiedute da
    volenterosi deputati il più delle volte totalmente all’oscuro dell’oggetto stesso della discussione, quel disegno di legge venne
    accantonato, sostituito da quello di iniziativa del Governo e presentato dallo stesso Presidente, oltreché dall’Assessore per
    l’energia e i servizi pubblici locali, Marino. Premesso che, trattandosi di un procedimento legislativo ancora in
    corso, ogni giudizio è, per forza di cose, allo stato degli atti, su due punti mi preme richiamare l’attenzione dei lettori. Il primo
    concerne il modello di governo del SII (Servizio idrico integrato) che emerge dall’articolato Crocetta – Marino il quale, apprezzabilmente,
    sposa il sistema del regolatore unico, sulla falsariga della legge toscana (n.69/2011), con alcune varianti indigene, assai meno
    apprezzabili. In particolare, appare davvero sconcertante la scelta di far coincidere la figura del Direttore dell’Autorità regionale di
    Regolazione del SII (istituita e disciplinata dall’art.4) con quella del Dirigente Regionale del Dipartimento regionale dell’Acqua e dei
    Rifiuti (art.4, co.5). Si tratta di una soluzione che si presta ad almeno due rilievi critici. Il primo è che, a differenza di quanto
    avviene in Toscana, dove il Direttore è scelto dall’Assemblea dei Comuni, sia pure d’intesa con il Presidente della Regione, tra
    soggetti dotati di specifici requisiti soggettivi, nel caso della Sicilia non sarà possibile attingere al mercato per reperire un
    profilo professionale che, tenuto conto della enorme complessità della materia, deve essere in possesso di competenze economiche e giuridiche
    di altissimo livello. Il secondo, di ordine più squisitamente istituzionale, è che in tal modo l’asse della regolazione viene
    spostata verso l’ente regionale, dando vita ad un bislacco impasto tra il livello politico, quello burocratico e quello propriamente
    regolatorio, a tutto svantaggio di quest’ultimo. Insomma, un assetto ancora una volta a trazione regionale, che sacrifica il livello
    comunale, quello più direttamente interessato al governo del servizio e che, inoltre, finisce per appannare la finalità di regolazione della
    istituenda Agenzia.
    L’altro aspetto che merita, già fin d’ora, una segnalazione fortemente negativa è quello inerente alla forma della gestione. Al
    riguardo l’art.7, co.3 dispone che "l’Autorità di regolazione del servizio idrico affida la gestione del servizio a enti di diritto
    pubblico, anche territoriali. Ove le condizioni tecniche, amministrative, economiche e organizzative non consentano tale
    affidamento, di provvede mediante le altre modalità previste dall’ordinamento vigente". Nelle intenzioni del legislatore, questa
    sarebbe la norma destinata a consacrare l’esito del referendum, prevedendo una forma di gestione di tipo pubblicistico (l’azienda
    speciale o, addirittura, la gestione diretta della cui legittimità è però oggi lecito dubitare). Tuttavia, la previsione di possibili
    eccezioni ancorata alla ricorrenza di condizioni vaghe e indeterminate, oltre ad esporre la norma ad una quasi sicura
    impugnativa da parte del Commissario dello Stato per contrarietà al diritto dell’Unione, rischia poi di spalancare la strada ad una
    privatizzazione strisciante e surrettizia che è ciò di cui la Sicilia, tenuto conto delle esperienze sin qui accumulate, sicuramente non ha
    bisogno.
    Insomma, già ad un primissimo esame a volo d’uccello, il testo governativo presenta mende molto gravi. Saggezza politica e giuridica
    vorrebbe che, a questo punto, il Presidente Crocetta facesse un passo indietro e, memore delle impegnative promesse formulate in campagna
    elettorale, favorisse una rapida approvazione del disegno di legge di iniziativa popolare, rimettendo se stesso e tutto il centrosinistra in
    sintonia con la volontà popolare.

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