di MArio Guglielmino
Palermo e’ stata benevola con il suo sindaco padre .
IL Sinnacollando.Il padre dei diseredati, dei senza attenzione,degli “ex “ ,carichi di un passato spesso tragico come il loro presente, e in questo momento, per parte di essi , miserabilmente senza futuro.
Il sindaco sempreverde , presente sempre nella memoria affettiva dopo le lontane avvincenti primavere ,che nemmeno il decennale disastro tsunamico del Cammaratismo e’ riuscita a scalfire .
Un sindaco che lo sa fare .
Adesso pero’ Palermo si e’ svegliata dal sogno,proprio a cominciare dagli “ex”.
I cento giorni culminati nel grido Viva Palermo e Santa Rosalia ai Quattro Canti , hanno fatto tramontare l’aura di infallibilita’ e quasi divina del buon Leoluca ,dell’amato professore .
Dimettiti.E’ stato il primo grido di protesta sillabato dal primo tetto di un edificio conquistato dai neo delusi orfani orlandiani.E’ stato sillabato in questi giorni piu’ volte e la clessidra e’ stata cosi’girata ,dal verso favorevole a quello triste di un iniziale declino.
D’altronde lo sapevamo,come ogni mito fondato sull’uomo, quello del buon Leoluca e’ destinato a sciogliersi .
Nell’ascesa improvvisa ,nel suo ritorno ,quasi un agguato a fine percorso,sono gia’ inscritti i motivi dell’attuale crisi ,nascosta dietro le serenate alla Cancellieri, tra un viaggio a Roma e l‘altro e un corteo e l‘altro della Gesip..
Un mero calcolo delle probabilita’ e opportunismo , non una visione di ampio respiro politico ,hanno portato il professore a lanciarsi di nuovo nell’agone Palermitano.Quando tutti ormai da Lui si aspettavano l’impegno a livello regionale ,egli ha compiuto la scelta dell’obiettivo minore.A cio’ lo hanno spinto la crisi dell’IDV nazionale, lacerato tra istanze contrastanti di collaborazione e opposizione al governo ,con le conseguenti ripercussioni nei rapporti con gli altri due espressivi partiti di sinistra :Sel e PD.
E la necessita’ di distinguersi per sopravvivere, per affermare una identita’ partitica sempre piu’ in crisi ( anche IDV sta subendo i colpi della cosiddetta antipolitica ),per fermare il declino di se ‘ in quanto personalita’ e in quanto partito.
Orlando ha visto bene, per quello che noi pensiamo. Ma ha scelto di lottare in Sicilia per un luogo non piu’suo.
La sua esperienza amministrativa, dopo trent’anni, avrebbe avuto in Palazzo D’Orleans la sua sede naturale di svolgimento e prosecuzione. A Palermo avrebbe dovuto semplicemente accettare e sostenere , come in ogni sano di mente ragionare ,la candidatura alternativa di Fabrizio Ferrandelli,dopo la pur sofferta e indigesta vittoria di quello alle primarie ( ma allora perche’ si fanno le primarie se gia‘ sappiamo che un risultato contrario farebbe uscire dai patti ? ).
Con cio’ avrebbe intelligentemente posto le basi solidissime per manifestare concretamente le positive istanze di unita’ del centro sinistra .
Avrebbe vinto comunque, lui a Palermo e Lui in Sicilia.
Il professore pero’ha un difetto : non saper perdere.E ha voluto riprendersi il giocattolino palermitano traducendo e compromettendo cosi’ immediatamente in sforzo velleitario e minoritario quello dell’unita’ del centrosinistra in Sicilia.
In piu’ ha fatto prendere una capocciata a Fava , a Lui sgradito sin dal primo momento,costringendolo prima a temporeggiare e poi a scendere dalla biga a torneo iniziato, per una questione di mero burocratese,tuttavia (giustamente ) insormontabile(il famoso cambio di residenza che anche i bambini di elementare ormai saprebbero come e dove impostare)
Questa madre di tutte le divisioni,il cui seme e’ stato piantato a Palermo, ha favorito ulteriormente la frantumazione dell’intero panorama politico, provocando ,come peggior effetto, la definitiva sfiducia e pessimismo generalizzato dell’elettorato che molto probabilmente si esprimera’ con una fortissima , pesante e democraticamente venefica spinta astensionistica o di diserzione dalle urne.
Tante le implicazioni della scelta Orlandiana.
A livello regionale le proposte sul campo rimangono ,oltre a quelle della sinistra alternativa,che appare piu’ di testimonianza ,quelle del PD/ UDC con Crocetta e quelle che orientano i consensi verso Musumeci e l’area ex PDL.
Le altre sono candidature minori, importanti sotto l’aspetto democratico ma non decisive riguardo all’ottenimento della maggioranza dei consensi.
Troveranno il loro momento di gloria, soprattutto il M 5 S ,quando con le loro decisioni in assemblea consentiranno l’approvazione di testi importanti di legge e provvedimenti governativi.Importante al contempo la loro istanza di impegno civile e moralizzatrice
Nei piccoli sara’ la chiave e l’aspettativa di vita di questo prossimo governo regionale.
Riuscira’ Crocetta , uomo perbene e mai impegnato e invischiato nei meandri della politica regionale ,a guidare con sicurezza la sua visione di un rinnovamento concertato, cercando persino e accettando la scommessa di tenere a bada le istanze vetero UDC ?
Siamo convinti che se Crocetta ha intravisto questa possibilita’ ,questa soluzione non e’ remota.
Rinneghiamo gli approcci talebani e corporativistici di certa sinistra che con un certo rigorismo della storia e delle idee si auto esclude dalle responsabilita’ di governo pur reclamando a gran voce la guida del paese..
Mi permetto qui ,tra l’altro,di segnalarVi la figura di Fabrizio Ferrandelli che se eletto tra le liste del PD come indipendente avrebbe occasione di cementare l’esperienza palermitana e del movimento Palermo Ora , che tanti giovani amministratori ha portato alle circoscrizioni e in consiglio comunale.
Un’esperienza entusiasmante che merita un approfondimento per il rinnovamento della politica nei modi, nelle forme e soprattutto nelle persone.
Un modo giovane di pensare , adatto a rimodernare le categorie e le stanze ammuffite di certa vecchia politica consociativa.
Ritorno a Palermo.
Da Palermo e da Orlando avevamo cominciato e li’ intendiamo avviarci a concludere la nostra riflessione.
Pur nell’incertezza e nella scarsa incisivita’ dell’operato della giunta , possiamo dire di cogliere comunque segnali positivi di apertura del palazzo alle istanze partecipative .
Il grosso tesoro di Orlando potrebbe essere, finalmente,non la clientela nata sulla speranza del posto di lavoro ma una rinnovata concezione della relazione tra cittadino e pubblica amministrazione rivolta alla crescita di entrambi in un progetto costitutivamente condiviso .
Mario Guglielmino
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