IL PIANO NOMADI DEL GOVERNO BERLUSCONI È ILLEGITTIMO.
PAROLA DI CONSIGLIO DI STATO
36416. ROMA-ADISTA. L’intero quadro giuridico del “Piano nomadi” (decreto Berlusconi-Maroni del luglio 2008) – realizzato sulla base di una presunta “emergenza” che è stata in questi anni la copertura formale di tante violazioni dei diritti umani ai danni delle comunità rom e sinti in Italia – è stato valutato illegittimo dal Consiglio di Stato. È stato così accolto pienamente il controricorso dell’Associazione European Roma Rights Centre Foundation ....
(...)e di due abitanti del campo Casilino 900 di Roma e respinto il ricorso in appello della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Interno, della Protezione civile e delle Prefetture di Roma, Milano e Napoli contro una sentenza del Tar di Roma del luglio 2009 che già andava in questa direzione.
L’odierno pronunciamento (n. 6050 del 16 novembre) è radicale: «Le motivazioni sono insufficienti per decretare lo stato di emergenza per un pericolo più paventato che realmente esistente». È una clamorosa smentita delle ragioni addotte in questi ultimi anni dal governo e da molte amministrazioni locali per affidare a commissari straordinari con pieni poteri la gestione delle comunità rom e sinte in termini di repressione e ulteriore emarginazione, «una vittoria per i diritti umani e una svolta che inciderà profondamente nelle politiche sociali in favore delle comunità rom e sinte a Roma», come ha dichiarato Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio. Le conseguenze ancora sono difficili da valutare, ma saranno sicuramente di grande entità, perché d’un colpo vengono annullati i commissariamenti e tutti gli atti – e le deroghe al diritto – che ne conseguono.
A Roma, in particolare, crolla tutta l’impalcatura del Piano nomadi del Comune, per il quale finora sono stati stanziati e spesi 32 milioni di euro e che, come Amnesty International e tutte le associazioni di solidarietà denunciano da sempre, si è risolto per le comunità rom e sinte della capitale in sgomberi continui senza il rispetto dei diritti elementari e nella creazione di macro-campi ghettizzanti sottoposti a un regime di sorveglianza speciale. Ora, secondo quanto valutano molte associazioni, non sarà più lecito ricorrere a misure restrittive e lesive dei diritti quali le norme speciali vigenti all’interno dei campi (presidi di sorveglianza, regole limitative sull’accesso e le visite, schedature, tessere identificative, obbligo di sottoscrivere dichiarazioni vincolanti, ecc.). E, nonostante le dichiarazioni “rassicuranti” del sindaco («non ci saranno annullamenti retroattivi»), dovrebbe fermarsi la costruzione del contestatissimo mega-campo ghetto di La Barbuta a Ciampino, dove si prevedeva di spostare circa 650 persone. (cristina mattiello)
(...)e di due abitanti del campo Casilino 900 di Roma e respinto il ricorso in appello della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Interno, della Protezione civile e delle Prefetture di Roma, Milano e Napoli contro una sentenza del Tar di Roma del luglio 2009 che già andava in questa direzione.
L’odierno pronunciamento (n. 6050 del 16 novembre) è radicale: «Le motivazioni sono insufficienti per decretare lo stato di emergenza per un pericolo più paventato che realmente esistente». È una clamorosa smentita delle ragioni addotte in questi ultimi anni dal governo e da molte amministrazioni locali per affidare a commissari straordinari con pieni poteri la gestione delle comunità rom e sinte in termini di repressione e ulteriore emarginazione, «una vittoria per i diritti umani e una svolta che inciderà profondamente nelle politiche sociali in favore delle comunità rom e sinte a Roma», come ha dichiarato Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio. Le conseguenze ancora sono difficili da valutare, ma saranno sicuramente di grande entità, perché d’un colpo vengono annullati i commissariamenti e tutti gli atti – e le deroghe al diritto – che ne conseguono.
A Roma, in particolare, crolla tutta l’impalcatura del Piano nomadi del Comune, per il quale finora sono stati stanziati e spesi 32 milioni di euro e che, come Amnesty International e tutte le associazioni di solidarietà denunciano da sempre, si è risolto per le comunità rom e sinte della capitale in sgomberi continui senza il rispetto dei diritti elementari e nella creazione di macro-campi ghettizzanti sottoposti a un regime di sorveglianza speciale. Ora, secondo quanto valutano molte associazioni, non sarà più lecito ricorrere a misure restrittive e lesive dei diritti quali le norme speciali vigenti all’interno dei campi (presidi di sorveglianza, regole limitative sull’accesso e le visite, schedature, tessere identificative, obbligo di sottoscrivere dichiarazioni vincolanti, ecc.). E, nonostante le dichiarazioni “rassicuranti” del sindaco («non ci saranno annullamenti retroattivi»), dovrebbe fermarsi la costruzione del contestatissimo mega-campo ghetto di La Barbuta a Ciampino, dove si prevedeva di spostare circa 650 persone. (cristina mattiello)
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