di Mario Guglielmino
In un articolo a sua firma il prof . Nino Alongi- Repubblica -Palermo del 30 12 2011 - illustre giornalista, ex docente di Storia e Filosofia , protagonista a largo spettro della primavera di Palermo in eta’ Orlandiana , interviene a commentare e descrivere lo stato dell’arte nel lungo cammino che da qui portera’ la cittadinanza di Palermo al voto per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco.
Il prof .Alongi mette l’accento in particolare sul numero biblico di candidati a sindaco e sull’assenza totale di riferimenti programmatici tra le compagini attualmente in lizza.
Quindi esprime sfiducia verso gli apparati di partito perche’ ormai lontani dalla vita dei cittadini , e giudica con punte nostalgiche...(..)
ma anche relativo pessimismo la realta’ dei nascenti movimenti civici i quali sarebbero ancora oggi afflitti da un bisogno assoluto di individuazione della solita figura carismatica nella quale poter confidare perche’ esplichi poteri taumaturgico politici e riti di salvazione collettiva.
Questo in buona sintesi, e spero e credo di aver colto bene , il contenuto dell’articolo.
Siano concesse, come e’ d’uopo di fronte a simili importanti stimoli al dibattito provenienti dalla carta stampata, alcune considerazioni .
Intanto un merito del prof Alongi e’ quello di aver posto ancora una volta il dito sulla vera piaga costituita dalla distanza dei “ caveau “ delle segreterie dei partiti dal cuore pulsante della societa’ civile e della gente che vive sulla propria pelle i problemi del pane quotidiano e cerca di trovare anche positive soluzioni o lungimiranti progettualita’, ricevendo dai responsabili eletti nelle liste partitiche per tutta risposta se non propriamente un muro e totale indifferenza e insensibilita’ almeno sterili discorsi di alleanze e mera rappresentanza di interessi faziosi e corporativi, non fondati quindi sull’idea di bene comune.
Altro merito e’ quello di aver sottolineato ancora una volta la certa vitalita’ del movimentismo civico , pur denotando in esso la pecca del velleitarismo .
Ed e’ proprio su questo tema che adesso intendiamo concentrare la nostra critica all’autorevole osservatore e porre un punto di domanda , una nostra perplessita’ che dovra’ nel tempo trovare chiarimento .
Pare infatti che da tante parti giunga il richiamo al nuovo, al desiderio e alla necessita’ inderogabile di riforma e rinnovamento della politica e della classe dirigente. Anche dal mondo della cultura, seppure con intensita' minore e minore propositivita' rispetto a quanto ci si apetterebbe e sarebbe auspicabile.
E dalle stesse voci giunge paradossalmente una sorta di soffusa e sapiente distesa coltre aurea di discredito e non provato giudizio di velleitarismo su chi di fatto e concretamente prova a mettersi in gioco per il bene di tutti. Essa viene dispiegata non solo sul fradiciume ma anche su quanto v’e’ di davvero nuovo, interessante, vitale e non ammuffito dagli anni .
E’ come se da una parte si dicesse e si gridasse “ Nuovo ! Nuovo !” pregando la storia che partorisca l’infante.
E contemporaneamente , quasi stoltamente, si vorrebbe che l’infante nascesse gia’ formato e dotato del crisma sacrale del politico navigato a capo di enormi correntoni e consensi di debordanti folle , con pronte ricette di guarigione in mano.
Noi riteniamo che sia invece l’Alongi ( e con lui altri intellettuali palermitani e osservatori pur navigati disillusi e disincantati dalla politica ) a cadere nell’errore opposto, cioe’ nel cercare ancora nei vecchi canoni e criteri la rassicurante forma dell’espressione del consenso e delle modalita’ di ramificazione del “potere” e dell’autorevolezza politica.
Chi come il nostro professore pensa a un ruolo minoritario dei movimenti odierni , a nostro avviso non ne ha compreso e non ne incoraggia affatto fino in fondo la portata , la potenzialita’ , le spinte originali e autentiche , il passaggio di registro subito rispetto ai tempi della prima primavera (per intenderci ) palermitana (speriamo non ultima). E con questo giudizio non li aiuta e, al di la' delle pur doverose critiche e note sui talloni d'Achille, di questo movimento delle coscienze sa offrire soltanto una lettura pessimistica e alla fine nichilistica a chi gia' e' legittimamente deluso tanto da affacciarsi alla politica al massimo solo leggendo i giornali.
Ecco l’atto d’accusa : l’intellettuale palermitano , l’uomo di cultura anche onorevolmente impegnato con una sua storia , l’esponente di una certa intellighentia anche non di parte, laico in tutti i sensi, sembra produrre solo mugugni e paternali rimbrotti . Si e’di fatto assopito sul guanciale di un aureo passato caduto da subito in rovina a sentenziare la meschinita' delle attuali forze in campo. E' stato omologato alla critica di spessore simile allo "Striscio della notizia ", appunto una notizia che ci striscia e si struscia presso noi superficialmente senza davvero alla fine toccarci nel profondo vitale, "senza richiedere impegno" per evitare ulteriori frustrazioni,senza impegno per la paura di ricevere bastonate dall'impegno. Una notizia capace di suscitare solo un atto di protesta. L'indignazione senza sbocco operoso che molti criticano nelle diverse modalita' della societa' civile e' in fondo mal comune degli intellettuali e del mondo della cultura palermitano,ormai reso anodino ai richiami del mondo politico. Un intellettuale ,in fin dei conti,disilluso e persino disimpegnato .
Una critica senza impegno e' morta.
Non una spinta , non una chiave positiva , non una lettura aperta al cambiamento, ma sempre a meta’ tra un passato glorioso e fallimentare che si ritiene storicamente necessariamente ridondante.
A parte rarissimi controesempi.
Qui sta la presunzione e il peccato d’origine. E’ come se gli intellettuali della vecchia primavera palermitana si siano fermati a dire : se non allora , non piu’!
Mozzando cosi' ogni speranza di rinascita.
Non abbiamo bisogno di mugugni,caro dott.Alongi, ma di capitani dalle anziane e salde rotte ,che ci offrano possibili vie per attraversare le odierne sfide e colonne d'Ercole.
Non abbiamo bisogno di pavidume.
Ne',e' vero , di incoscienti.
Ma oggi chiunque si interessi finalmente e di nuovo della cosa pubblica non puo' essere considerato incosciente. Incosciente semmai sara' chi nonostante tutto attende ancora il profeta o la formula perfetta, o il nastro e le condizioni meteo favorevoli alla partenza.
Vogliamo lasciare quindi la citta'ancora una volta in mano a chi forse dolosamente e per fini non poi cosi' difficilmente scrutabili ne ha provocato il disastro ? o a simili eccelsi strateghi della stessa genia ?
La prossima volta non so se troveremo una citta' o un cumulo di macerie.
Gli uomini di cultura palermitani riposano per lo piu' in un nostalgico e letargico rimpianto di una primavera mai compiuta , un aureo periodo fallito in una sorta di coitus interruptus della partecipazione, infante annegato immediatamente storicamente nelle acque del prorompente e addiveniente Lete Berlusconico .Il trauma derivante ha provocato una sorta di fissazione cognitiva e macanza di fiducia nella reiterazione di alcune positive modalita’ partecipative che comunque rimangono il punto di partenza per un ogni nuovo modo di concepire la politica e il governo della citta’.
Proprio all’intellighentia palermitana manca oggi quindi quella visione prospettica allargata e lungimirante , la sola che potra ‘ permettere il ritorno di una primavera mite.
E i movimenti hanno bisogno piu' che mai dell’apporto degli intellettuali per quel progetto organico ,per quella visione d’insieme che sola puo’ salvarli dall’improvvisazione e dallo stile dell’emergenza ,che serve a dare risposte anche immediate ma mai per affrontare il problema nella globalita’ .
Un pessimismo prospettico tradito anche dalla considerazione, del tutto infondata , dell'assenza dei programmi.
Un programma organico e ben nutrito da costanti integrazioni ( e' aperto a tutti i cittadini per contributi ) e' intanto ben evidenziato in prima pagina e per altre 54 pagine , sul sito del movimento Palermo Piu' che sostiene il candidato Ferrandelli. E' un programma partecipato, frutto del lavoro dei movimenti,quindi lontano da qualsiasi soluzione calata dall'alto. La citta' osserva se stessa tramite i suoi stessi cittadini e primi attori e interessati.
Anche sulle tracce di altri candidati (vedi ad es Faraone ) possiamo trovare importanti spunti programmatici .
Soffermarsi a leggere qualche programma e' forse piu' faticoso che penzolare nel fatalismo dell'amaca gattopardiana ?
Altra sensazione ricorrente e’ che i giornali si presentino in questo momento a garanti e interpreti di una partita politica che risulta invece assente nella sostanza. Assumendo di fatto il ruolo di un grande fratello che orienta e condiziona pesantemente persino le scelte dei singoli . Ne abbiamo testimonianza e contezza : nel divario sempre piu' marcato tra la titolistica e il testo giornalistico, oltre che nelle differenze davvero pesanti riscontrate nei comunicati ufficiali rispetto a quanto riportato sui canali di informazione . Una buona fetta della partita si giochera’ sull’informazione e sulla stampa. Di cio’ dobbiamo rimanere ben accorti. E adottare l’evangelico "semplici come le colombe e prudenti come i serpenti". Ma sulla questione dei media dedicheremo un altro articolo .Il nostro timore e’ che le letture e i titoli dei giornali siano destinati stavolta a influenzare molto piu’ l’opinione pubblica di quanto non sia avvenuto le volte precedenti.
Un 'ultimo cenno deve andare ,per completezza al recente intervento del presidente Napolitano.
Interroghiamoci sulla attuale classe politica . Autorevole e forte giunge il duro giudizio .Nani rispetto ai giganti del passato .
Occorre rifondare una classe dirigente adulta , consapevole, non solo fondata sul lobbismo, ne' al limite su teorie economiche e del lavoro diverse anche se al pari giuste, ma in primo luogo ristabilire un minimo di umanesimo necessario ad arginare le derive e le crisi della contemporaneita'.
E per cio' la cultura e gli intellettuali sono chiamati a far la propria parte.
MArio Guglielmino
Voci Attive .PAlermo